Il contratto privacy apparso durante la nostra iscrizione a Facebook, lo diamo per scontato, dando per evidente che dica cose già ripetute e che sia un contratto standard. Sono termini e condizioni d'uso che nessuno ha mai letto ma sarebbe essenziale sapere a cosa si va incontro
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Secondo dei ricercatori della Carnegie Mellon leggerlo tutto richiede in media 76 giorni lavorativi.
Il giudice distrettuale in California, ha assolto Facebook in quanto "i ricorrenti non sono stati in grado di dimostrare di avere una ragionevole aspettativa di privacy o di aver subìto perdite o danni economici reali”.
“Il fatto che il browser di un utente invii automaticamente gli stessi dati a entrambe le parti non dimostra che una parte intercetti la comunicazione dell’utente con l’altro”.
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Secondo dei ricercatori della Carnegie Mellon leggerlo tutto richiede in media 76 giorni lavorativi.
"Niente su Facebook è privato, il concetto di privacy non esiste e nulla di ciò che fai rimane privato".
"Le clausole del contratto sono applicate anche a ciò che non è ancora pubblico e potrebbe non diventarlo mai".
"Cancellarsi da Facebook NON vuol dire scomparire per sempre" .
"Facebook può vendere i dati personali dei clienti a marchi e aziende, interessate a conoscere i profili di potenziali acquirenti". Quindi una volta completata l'iscrizione, l'utente accetta che Facebook possa monitorare la sua attività di navigazione sul web dal momento in cui compie il login al sito.
"Facebook utilizza tutte le informazioni fornite dagli utenti per erogare pubblicità mirata". (Cookie law: I banner o gli annunci sponsorizzati servono per mirare meglio quell'attività )
Queste prime clausole sono importanti per venire a conoscenza di cosa è un social network e come aiuta le aziende che sono su Facebook e cercano clienti. Per altre clausole cliccare QUI.
La cosa più importante da sapere è che Facebook può spiarti anche su altri siti, nonostante non vogliate una sentenza discussa in tribunale in Californa, ed è libera di farlo.
Ad esempio: Con Facebook disconnesso. Aprite la fonte di questo articolo, e cliccate Mi piace o condividi, Facebook lo sa, se invece non cliccate niente lo sa google (Cronologia per capirsi).
Il giudice che ha assolto Facebook dice: "La responsabilità della privacy non spetta a Facebook, ma agli utenti che, se vogliono proteggere la navigazione, devono mantenerla privata”. Quindi lasciando intendere la Modalità in incognito, se non lo sa Facebook, lo sa Google.
Il giudice distrettuale in California, ha assolto Facebook in quanto "i ricorrenti non sono stati in grado di dimostrare di avere una ragionevole aspettativa di privacy o di aver subìto perdite o danni economici reali”.
“Il fatto che il browser di un utente invii automaticamente gli stessi dati a entrambe le parti non dimostra che una parte intercetti la comunicazione dell’utente con l’altro”.